Sono nato negli anni sessanta. Uno dei tanti, è proprio il caso di dirlo. Un baby boomer, figlio di quel nuovo benessere che permeava la nazione in quei giorni e spinse quelle generazioni a produrre bambini come non sarebbe piu` capitato nella nostra storia. Circa un decennio di nascite record che gli storici fanno terminare intorno al 65, o poco prima, non ha
molto senso dibatterne; ad un certo punto dei sixtieen inizia un plateu e poi una ineluttabile, irreversibile discesa che ci portera` sino agli anni nostri con crescita zero, ad essere il paese anagraficamente piu` vecchio del gia` vecchio continente.
Io ho sempre sentito e sofferto di essere venuto al mondo troppo tardi, e cosi`non aver vissuto appieno quanto successo in quegli anni. Anche perche`, cantavano i Beatles e Mary Quant sdoganava la minigonna. Sono nato negli anni sessanta nel nordest del paese e li ho trascorso la mia porzione abbondante di quel decennio prima che i miei genitori, decidessero di tornarsene al centrosud, all’inizio degli anni 70. Una strana emigrazione al contrario, si potrebbe dire.
Strana, alla fine neanche poi tanto, solo insofferenza ed un po’ di mancanza di adattabilita`, di mio padre, non certo di mia madre, in un contesto che non ha mai sentito suo nonostante le apparenze. Alla fine, un classico caso di mancata integrazione. Come non capirlo, allora era forse ancor piu`difficile di oggi. Sono il tipico figlio primogenito di una famiglia assolutamente piccolo borghese di quegli anni. Con tutte le caratteristiche, famiglia di 4, genitori entrambi dipendenti pubblici, posto fisso e stipendio assicurato a fine mese, pensione certa al termine del percorso.
Ho un fratello piu` piccolo, ed i miei hanno una casa di proprieta`, comperata non senza l'aiuto dei nonni emigrati negli USA negli anni precedenti e piccolo mutuo da pagare che a noi oggi farebbe sorridere ma che a loro sara` sembrato il K2 da scalare.
Macchine, 2, una piu` grande ed una utilitaria, ovviamente la 500. Abbiamo fatto anche qui tutto il percorso borghese di crescita: la 600, color acquamarina, primo simbolo di emendamento dalla poverta` ed irrinunciabile passaporto di liberta` verso le mitiche gite fuoriporta domenicali (a Iesolo, o in montagna, talvolta a Cortina quando ero ancora nordico), tanto bene descritte dai registi dell’epoca.
Poi la 128, gialla, infine la mitica Giulia, blu con volante in radica. E` il miracolo economico di quegli anni. O forse, a posteriori sarebbe meglio dire il miraggio economico del quale paghiamo un conto salatissimo anche oggi. Una bella, noiosa normalita`. E quindi dove sta la storia? Probabilmente proprio in questa banalita` e normalita`, nel cercare di trasferire il gusto, l’idea di una stagione comunque rotonda e speranzosa. Forse nel raccogliere un po’ di ricordi e tracciare un bilancio; forse. Non lo so, ad un certo punto mi e venuta di voglia di scriverla, ed eccomi qua.
Gli anni 60 per me, piccolissimo, trascorsi su al nord, sono fotogrammi, spezzoni, flash. Alcune cose mi viene anche il dubbio se mi siano mai accadute, oppure se siano storie d’altri che mi sembra di aver vissuto in prima persona, una sorta di transfer. Vediamo, ricordo il cortile del palazzo in cui vivevo, dove imparavo ad andare in bici, ho la perfetta rimembranza di quando mi han tolto le rotelle di supporto e dapprima incerto, poi piu` spedito ho cominciato a pedalare. Dovevo avere sui 5 anni, o forse 6.
Che poi, e` il periodo in cui ho scelto di cosa “morire” calcisticamente. Molto per emulazione di ragazzi appena piu` grandi; uno in particolare che abitava in un appartamento dirimpetto al mio, doveva avere tre, quattro anni piu`di me. Una differenza di eta` giusta per aver ricordo diretto della grande Inter, lui si, e dei suoi successi internazionali. Non riesco a ricordarmi il nome di quel ragazzo, mai piu` visto da quando ci siamo poi trasferiti al sud. Chissa`che fine ha fatto. Ad ogni modo, sempre nel piazzale del palazzo, era lui che formava le squadre di ragazzini del quartiere per le partitelle; ad ognuno di noi assegnava un nome di un giocatore famoso, non solo dell’inter ma anche di altri club. Chi era Riva, chi Rivera, Mazzola, Prati, Suarez, Corso.
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